Il paradosso dell’avvocato

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Pare che nell’antica Grecia gli esponenti della scuola stoica si dilettassero, tra le altre cose, a sottoporsi reciprocamente dei paradossi. Talvolta però qualcuno ne rimase incastrato. Come per esempio Protagora, considerato uno dei padri della scuola sofistica, ovvero i filosofi che si facevano pagare per elargire i loro insegnamenti.

Tra i suoi allievi c’era Evatlo, un giovane promettente ma povero a cui aveva dato lezioni di diritto. Poiché il ragazzo non poteva pagare tutta la cifra prevista per l’insegnamento, Protagora gli propose di pagare la metà subito e l’altra metà dopo che avesse vinto la sua prima causa.

Ma dopo aver ricevuto gli insegnamenti Evatlo non esercitò nel campo della legge perché preferì dedicarsi alla politica. Fu così che Protagora intentò contro di lui una causa per farsi pagare quella metà rimasta in sospeso e sostenendo che comunque fosse andata Evatlo avrebbe dovuto pagare. Se infatti avesse vinto avrebbe dovuto pagare alla luce della promessa che aveva fatto di pagare dopo la sua prima causa vinta. E se avesse perso avrebbe dovuto pagare lo stesso per volere della sentenza.