La firma in bianco

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Le cose visibili possono essere invisibili. Se qualcuno va a cavallo in un bosco, prima lo si vede, poi no, ma si sa che c’è. Nella Firma in bianco, la cavalerizza nasconde gli alberi e gli alberi la nascondono a loro volta. Tuttavia il nostro pensiero comprende tutti e due, il visibile e l’invisibile. E io utilizzo la pittura per rendere visibile il pensiero. – R. Magritte.

Non avviene spesso che un artista oltre a realizzare l’opera la racconti. In questo quadro Magritte lo fece, forse per essere coerente fino in fondo con il suo intento di rendere visibile il pensiero. Come nel ciclo della Trahison des images ne ‘La Firma in Bianco’ Magritte fonde e separa realtà e rappresentazione. Mentre nella “pipa che non è ciò che dice di essere” la realtà si sottrae alla rappresentazione e viceversa, in questo quadro la cavallerizza e il bosco coesistono e veicolano con il loro esserci il bisogno dell’artista di andare oltre l’apparenza delle cose e allo stesso tempo di mostrare la realtà come un’astrazione.