Ci sono momenti in cui non basta più saper fare bene il proprio lavoro: si può essere precisi, affidabili, esperti ma se svegliarsi la mattina porta con sé un senso sordo di stanchezza che non ha a che fare con il sonno e con il tempo che passa peggiora, allora è il segnale che qualcosa dentro di noi sta chiedendo spazio, che la direzione presa non basta più e che ignorare quel disagio rischia di spegnere, giorno dopo giorno, anche la parte più viva di noi.
Sempre più persone oggi, soprattutto in età adulta, sentono la spinta a cambiare, a rimettersi in gioco, a fare pace con un desiderio antico che per anni è stato messo da parte, non solo per migliorare la posizione lavorativa, ma anche solo per darle finalmente un senso.
Per questo motivo cresce il numero di chi decide di tornare a studiare e scegliere un percorso universitario nuovo, spesso lontano da quello intrapreso in gioventù.
Quando il cambiamento non è più rimandabile
C’è una frase che torna spesso sulle bocche di chi decide di cambiare strada: “Non ce la facevo più!”, e non si tratta solo di fatica o stress, ma di quella sensazione più profonda e silenziosa e si percepisce che qualcosa è finito, anche se intorno tutto continua a funzionare. È una crisi che può durare mesi, ma che spesso ha radici più lontane, quindi la carriera scelta a vent’anni, il lavoro trovato per necessità, la stabilità raggiunta vanno a scapito della felicità.
A un certo punto si guarda altrove, o più precisamente dentro e si scopre ad esempio che quella passione per la scrittura, per la mente umana, per l’insegnamento, per l’arte o per il benessere, è ancora lì.
In questi casi non serve chiedersi se si è troppo grandi per ricominciare a studiare ma occorre fare ordine tra le priorità, cercare il modo più realistico per farlo accadere e cominciare.
Le facoltà più gettonate in questa fase di cambiamento sono quelle che aprono a professioni di supporto, ascolto e crescita: psicologia, scienze dell’educazione, servizio sociale, ma anche scienze motorie o corsi in ambito sanitario e pedagogico. Materie che parlano di persone, di relazioni, di benessere.
Accanto a queste, restano molto richieste anche le lauree in ambito digitale, giuridico e manageriale, per chi cerca un’evoluzione più tecnica ma comunque orientata a un nuovo inizio, anche se statisticamente parlando, rimane ingegneria tra le facoltà più richieste in Italia, per una combinazione di motivi pratici, economici e culturali. Le opportunità ci sono, ma richiedono una scelta consapevole e spesso anche un atto di coraggio.
Studiare online: una scelta concreta per chi lavora
Chi ha già un lavoro, una famiglia o altri impegni quotidiani, rinuncia all’idea di tornare all’università per un motivo pratico, ovvero pensa che non riuscirebbe a gestire tutto. Ma se ci affidiamo alla formazione universitaria online, è possibile conciliare studio e vita: i corsi telematici offrono la flessibilità necessaria per seguire le lezioni da casa, in orari compatibili con i propri ritmi, e sostenere esami nei centri convenzionati in tutta Italia.
Tra le opportunità più ricercate c’è il corso di laurea triennale in psicologia online, pensato per chi desidera formarsi nel campo delle scienze psicologiche, magari per cambiare lavoro, per riqualificarsi, o anche solo per rispondere a una vocazione personale; un corso che permette di comprendere il comportamento umano, le relazioni interpersonali e i meccanismi cognitivi, competenze sempre più utili in ambito educativo, sociale, sanitario e aziendale.
Una questione di identità, non solo di lavoro
Alla fine, cambiare non è solo passare da un mestiere all’altro ma trasformare il modo in cui ci si percepisce, riappropriarsi di una parte di sé lasciata indietro, ed ecco così che molti riscoprono una dimensione di studio più autentica proprio perché non devono dimostrare nulla a nessuno, si chiama bisogno di approvazione; e così formarsi da adulti non è una regressione ma un salto in avanti.
Non è detto che il cambiamento debba essere drastico o immediato. Ci sono persone che iniziano un percorso universitario mentre continuano a lavorare, altre che fanno uno stage dopo i quarant’anni, altre ancora che uniscono le competenze pregresse con quelle nuove creando un mestiere su misura. L’importante è sapere che la possibilità esiste ed è concreta.