Legato alle avanguardie artistiche degli anni ’20 e ’30, e in particolare al Surrealismo, con il passare del tempo Salvator Dalì sviluppò uno stile e un metodo pittorico del tutto originale.
Lo stile daliniano è il risultato di un’evoluzione artistica unica cominciata con il rapporto conflittuale di Dalì con gli artisti del Rinascimento italiano, passando attraverso il Cubismo fino ad arrivare al Surralismo ma poi Dalì superò definitivamente anche quello.
Gli autoritratti di Dalì sono interessanti anche perché permettono di ricostruire, almeno in parte, il percorso della formazione artistica del genio eccentrico catalano.
Autoritratto con collo di Raffaello è una delle opere giovanili e fu realizzata nel 1920. In quel periodo l’artista si era lasciato crescere i capelli lunghi
come quelli di una fanciulla e guardandomi allo specchio amavo assumere l’espressione malinconica e affascinante dell’ atteggiamento di Raffaello nell’autoritratto
Tre anni dopo, nel 1923, mentre Dalì stava frequentando l’Accademia di Madrid realizzo l’ Autoritratto cubista al cui centro sta il volto del pittore che tiene in mano un giornale e degli oggetti personali tra cui la pipa.
L ‘Autoritratto molle con pancetta fritta, concluso nel 1941, è rappresentativo dell’età fisica e artistica ormai adulta di Dalì. Qui si esprime appieno l’anima del surrealismo e l’inizio del suo oltrepassamento verso uno stile del tutto personale.
Nel 1940 Dalì si allontanò dal surrealismo, inaugurando, nel 1951, il periodo corpuscolare, con il Manifesto mistico.
Invece di dipingere l’anima, cioè l’interiorità, ho dipinto l’esteriorità, l’involucro, il guanto del mio io. Questo guanto del mio io è commestibile e perfino già leggermente putrefatto: per questo motivo dalla pancetta escono delle formiche. Come il più generoso fra tutti i pittori io mi offro costantemente per il pranzo e quindi nutro di prelibatezze la nostra epoca.