Dalì e le donne

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La sensualità femminile è uno dei temi più ricorrenti nelle opere di Salvador Dalì insieme al tempo e al cibo.

Da giovane l’artista era insicuro e ossessionato dalle donne e dalla sessualità. La sua formazione personale e artistica coincise con gli anni del primo ‘900 in cui era forte l’influenza di Freud e della psicoanalisi che si stava sviluppando.

Il concetto dell’inconscio mosso dal desiderio sessuale represso ricorre spesso in molte opere di Dalì. Tra tutte è significativa la Donna in fiamme (1980) in cui la sensualità è rappresentata con i cassetti che racchiudono i misteri del corpo femminile.

Eppure l’atteggiamento di Dalì verso l’universo femminile cambiò dopo aver conosciuto Gala che fu prima sua amante e poi sua moglie e musa per tutta la vita.

La conobbe nel 1929 quando un gruppo di surrealisti guidati da Luis Buñuel andarono in Spagna per conoscere il genio catalano. Tra di loro c’erano René Magritte con la moglie e Paul Eluard, padre spirituale del movimento, con la consorte Gala. Il suo vero nome era Helena Diakonova ed era figlia di un avvocato russo.

Salvador Dalì se ne innamorò perdutamente e fin da subito la elesse sua musa ispiratrice. Di lei disse:

Amo Gala più di mia madre, più di mio padre, più di Picasso e perfino più del denaro

Nel 1958 Gala e Dalì si sposarono nella cattedrale di Girona e vissero tutta la vita tra New York, Parigi e la Spagna. Nonostante i tradimenti di lei e le infatuazioni di lui restarono insieme fino alla morte di Gala nel 1982 a cui seguì la forte depressione dell’artista che morì sette anni dopo.

Tra le altre donne importanti per Salvador Dalì c’è la modella e cantante Amanda Lear. Dalì la incontrò in un locale notturno francese quando lei era ancora un’indossatrice sconosciuta. La sua bellezza androgina colpì subito Dalì e così Amanda Lear divenne sua pupilla e musa. Nel 1987 scrisse la sua biografia autorizzata La mia vita con Dalì.