I Greci e i Romani erano convinti che i luoghi in cui veniva piantato il ciclamino fossero immuni da malefici e magie nefaste. Lo racconta lo storico latino Plinio il Vecchio e non fu il solo a crederlo.
Nell’antichità erano convinti che questo fiore fosse capace di guarire dal morso dei serpenti velenosi. Il ciclamino stesso infatti è una pianta velenosa: nel suo tubero è presente un glicoside chiamato ciclamina, velenoso per l’uomo, ma non per alcuni animali.
La presenza del veleno ha contribuito ad alimentare la leggenda del ciclamino come pianta dalle virtù magiche non solo positive. Gli antichi credevano che le donne in gravidanza non dovessero passare vicino a questi fiori perché l’influsso della loro linfa velenosa avrebbe potuto farle abortire. Al tempo stesso gli antichi leggevano nelle forme circolari del fiore un’affinità con la forma del cerchio (da cui il nome kyklos) come figura magica che rappresentava l’universo e l’utero femminile associando la pianta con il concepimento.
Nella Grecia antica infatti era diffusa l’usanza di adornare la camera dei giovani sposi con piccoli mazzi di questo fiore come augurio di fertilità.
Nel linguaggio dei fiori il ciclamino vuol dire diffidenza, proprio per via della doppia valenza di vita e di morte, di bellezza e di veleno.