Gli orologi molli

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Tra tutte le opere di Salvador Dalì La persistenza della memoria (noto anche come Gli orologi molli) del 1931 è certo una tra le più celebri e apprezzate. Con questo quadro l’artista catalano ha introdotto una nuova rappresentazione/distorsione dello spazio e del tempo.

La nascita del dipinto è stata raccontata dallo stesso Dalì nella sua autobiografia La vita segreta di Salvator Dalì. A quanto pare una sera l’artista si fermò a tavola a guardare una forma di formaggio Camembert che si scioglieva sul tavolo.

… E il giorno in cui decisi di dipingere orologi li dipinsi molli. […] A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi ancora a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio.

Grazie all’ispirazione ricavata dal formaggio Dalì riprese in mano una tela dove aveva già dipinto un paesaggio di Port Lligat di cui in seguito disse:

sapevo che l’atmosfera del dipinto sarebbe servita come sfondo a un’idea

e vi aggiunse l’intuizione degli orologi molli, uno dei quali sostenuto da un ramo di ulivo tagliato e privo di foglie. Sull’unico orologio non molle della scena brulica uno sciame di formiche che nella simbologia daliniana rappresenta la morte.

L’artista dichiarò di avere finito il quadro in due ore.

Qualche anno dopo realizzò La disintegrazione della persistenza della memoria.

A differenza della maggior parte delle opere di Dalì non fu l’artista a dare il titolo a questa sua opera ma il gallerista americano Julien Levy che la aveva acquistata. Oggi la tela si trova ancora al Museum of Modern art di New York.